EDUCAZIONE CINOFILIA: siamo sicuri che sia "eticamente" giusto voler educare il nostro cane? 
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EDUCAZIONE CINOFILIA: siamo sicuri che sia "eticamente" giusto voler educare il nostro cane? 

In un’era così emancipata e trasgressiva come vuole essere la nostra, nella quale risulta ormai quasi demodé pretendere l’educazione dai nostri figli, noi vorremmo insegnare l’educazione cinofila ai nostri cani?

Proprio adesso che il famoso medico psichiatra e protagonista televisivo Raffaele Morelli, ha appena pubblicato il suo ultimo libro dal titolo “CRESCERLI SENZA EDUCARLI – Le anti regole per avere figli felici”, noi vorremmo portare a scuola di comportamento i nostri “poveri” cani?

Non vi sembra una tendenza un po’ troppo esagerata, per non dire immorale?
 
Per i sindaci di molte città, il “cane educato” è quello che non dovrebbe fare i suoi bisogni lungo i marciapiedi, per i cinofili, si intende invece un animale capace di assecondare il suo proprietario nella vita quotidiana: non tirare al guinzaglio, sedersi e coricarsi a comando, rimanere immobile sotto il tavolo del ristorante, non litigare con gli altri cani, non abbaiare ai passanti o alle persone che si avvicinano alla casa, non sporcare in appartamento, etc. Per poi passare a fare altro ma sempre con “educazione”; rimanere seduto composto in auto o sul divano di casa, rimanere immobile e indifferente sotto l’ombrellone, nuotare per divertire il padrone, recuperare la pallina, camminare o correre al fianco del padrone senza allontanarsi e molto altro ancora…
 
Ogni volta che mi concedo qualche giorno di riposo e mi reco in una delle tante stazioni balneari che la nostra bella Italia offre lungo i suoi infiniti chilometri di costa marina, non posso fare a meno di imbattermi in un numero sempre maggiore di persone che porta con sé il proprio cane in vacanza e di dover altrettanto constatare quanto sia diventato ridicolo (per non dire preoccupante) il rapporto che si è creato fra l’uomo moderno ed il suo cane. A tale proposito, ho appena iniziato a scrivere un libro dal titolo: “DA RANDAGI A RECLUSI” (del quale non ho ancora idea sui tempi di pubblicazione), con lo scopo di mettere in evidenza la grande ipocrisia con la quale l’essere umano odierno ha il coraggio di spacciarsi per un “grande amico” del suo cane, mentre in realtà non è altro che il suo più capriccioso e a volte spietato carceriere.
 
E’ ovvio che, in un momento storico dove i problemi esistenziali dell’uomo si fanno sempre più assillanti, riflettere su cosa si dovrebbe fare per rendere più felice il cane che vive al nostro fianco, può sembrare fuori luogo per non dire banale. Se però si deve credere a quel “grande amore” che noi del terzo millennio siamo sempre più convinti di provare per i cani che adottiamo, penso sia allora doveroso disquisire su quale possa essere invece il reale benessere psicologico (sempre che esista) di questo animale che oggi viene considerato da tutti e con orgoglio “alla pari di un figlio”.
 
Non è molto importante stabilire quanto l’uomo di oggi sappia amare il proprio cane, più o meno di quello di un tempo, è però necessario accorgersi con quanta smisurata finzione (creata e continuamente manipolata da chi ne trae abbondanti profitti economici, tanto da averla ormai consolidata ad ogni livello della nostra società), si continui ad ingannare l’opinione pubblica con questa nuova versione di cane felice di essere “umanizzato” e d’accordo di rinunciare ai suoi istinti di animale.
 

Come si può essere tanto ottusi da immaginare che il cane “moderno” provi soddisfazione nell’eseguire i comandi impartiti dal suo padrone?
Se così fosse, non ci sarebbe bisogno di continuare ad usare il cibo come motivazione per insegnargli qualsiasi cosa, basterebbe chiedergliela e lui la farebbe. Quello che oggi viene chiamato in gergo cinofilo “premio” o “rinforzo” (per fare bella figura di fronte ad un pubblico sempre più incompetente e credulone) utilizzato con l’animale in addestramento, in realtà non è altro che un “ricatto” con il quale lo si vuole condizionare “obbligandolo” ad eseguire un movimento o assumere un atteggiamento, cosa che lui fa unicamente per avere in cambio quella piccola parte di cibo che considera indispensabile per la sopravvivenza. Tant’è che per addestrare o educare un cane è necessario che non sia mai troppo sazio e disponga di un carattere accondiscendente, ovvero molto ansioso di ricevere il cibo che detiene il padrone. I veri cani da gregge, diversi da quelli allevati in gabbia per le esposizioni, non risultano mai facilmente addestrabili poiché fanno solo ciò che ritengono giusto in base alla situazione che si presenta e provano pochissima dipendenza dal cibo.
 
Veramente siamo diventati così stolti da credere che il cane sia un animale con esigenze naturali diverse da un altro mammifero? In un momento storico in cui siamo ormai tutti d’accordo che far lavorare gli animali nei circhi sia una brutale crudeltà, noi vorremmo iniziare ad educare (vedi addestrare) i nostri cani?
 
E’ assolutamente comprensibile che noi uomini, così sempre disposti ad ignorare le tante sofferenze patite dal bestiame allevato negli allevamenti intensivi (pur di assaporarne le loro appetitose carni ben cucinate e servite in tavola), non intendiamo riflettere troppo su quanto possa essere giusto “impossessarsi” di un cucciolo di cane, estrapolandolo dal suo branco naturale, solo per destinarlo al nostro servizio. Lo facciamo da sempre ed è consentito a chiunque, purché rispetti alcuni parametri imposti dalla legge. Il cane è un animale che ci piace, che spesso ci serve, che ci può facilitare la vita o addirittura far guadagnare dei soldi. Tant’è che la parte più perversa del nostro rapporto con il cane domestico non sta tanto nel continuare ad inventare nuovi sistemi per poterlo “sfruttare” meglio a nostro beneficio (lo stiamo facendo da decine di migliaia di anni!), bensì nel cercare di convincerci che lui sia anche felice di farlo. La nostra vera infamità è proprio questa!
 
Una simpatica partecipante, durante un mio corso, ha obiettato: “Anche noi dobbiamo lavorare e soffrire per poter sopravvivere, non trovo quindi nulla di strano che il cane faccia cosa gli chiediamo in cambio del cibo che gli assicuriamo ogni giorno!”. Dal suo punto di vista il ragionamento era assolutamente comprensibile, poiché lei, come me, vive occupandosi di cani e noi uomini siamo dei veri maestri nel saper sempre trovare una plausibile giustificazione a tutto, pur di metterci la coscienza a posto.
 
In realtà però il cane vive la sua vita al nostro fianco solo perché noi lo costringiamo a farlo e non sicuramente per una sua libera scelta. Se lui potesse decidere, ci considererebbe null’altro che una delle sue tante “riserve di cibo” dalle quali attingere in caso di necessità, per il resto vagherebbe libero andando dove gli pare fino all’ultimo giorno della sua esistenza.

 
E se così non fosse, perché allora siamo costretti a tenerlo chiuso nella nostra recinzione, o addirittura a legarlo ad una catena, affinché non ci scappi?
Il capobranco naturale dei lupi o dei cani che vivono ancora allo stato selvatico, non spreca mai la minima energia per convincere un membro a seguirlo o a vivere con lui. E’ l’animale del branco a sceglierlo di sua spontanea volontà!
 
Considerata quindi l’innegabilità di essere noi a decidere sul destino del nostro “povero” cane, facciamolo almeno con un minimo di dignità, evitando di pretendere addirittura che diventi anche un animale educato!

 
Quando una persona si comporta in modo maleducato, non diciamo forse che quel tipo è una “bestia”? 
Bene, il cane nasce una “bestia” ed è felice di rimanere tale per tutta la vita!

Perché noi uomini, oltre a privarlo della sua legittima libertà, dovremmo anche costringerlo a cambiare la sua indole naturale? Non ci sembra di voler forzare un po’ troppo la mano su quanto previsto dalla Natura? Il cane “educato” fa comodo al padrone poiché lo vuole a suo proprio uso e consumo? Piace agli educatori cinofili ed agli addestratori poiché, con questa legittima professione, si guadagnano da vivere?

Nulla di male, la Legge lo consente e quindi si può fare, facciamo però molta attenzione a lasciare passare così facilmente il concetto che l’animale sia felice di trasformarsi in un essere ubbidiente, diversamente la nostra ipocrisia finirà col renderci così pericolosamente miopi anche su altri  argomenti che noi consideriamo molto più importanti del semplice benessere animale!
 
Il cane che ci ama, che capisce i nostri discorsi, che comprende le nostre emozioni, che vive al nostro fianco perché non avrebbe posto migliore dove trascorrere la sua esistenza (pur privandosi dei suoi istinti primari), non è altro che uno dei tanti imbrogli mediatici inventati per far soldi, speculando sulla debolezza di un uomo sempre più fragile e ansioso, a causa dei suoi tanti problemi esistenziali. Far credere a tutti che il cane sia un animale diverso dagli altri, tanto da dover essere trattato in modo privilegiato (pur non essendo ciò che vuole l’animale stesso) rende ormai da anni cifre da capogiro a molti settori commerciali e professionali. Non per nulla si continuano a produrre film che parlano di cani capaci di ragionare come noi esseri umani e si fanno presenziare in prima serata questi animali per aumentare gli indici di ascolto.
 
Pensate veramente che il cane presente ogni sera sul bancone di “Striscia la Notizia” sia così felice di essere il protagonista di quella trasmissione? Che il bassotto della Petyx sia così interessato ai problemi trattati dall’ironica inviata televisiva siciliana? Che i cani della Signora De Filippi non avrebbero nulla di meglio da fare, piuttosto di aspettare il loro turno per potersi esibire nei fine serata della trasmissione “C’è posta per te”?

 
Non credete a questa mia versione che il cane nasca con il solo scopo di sopravvivere per riprodurre la sua specie?
Bene. Allora siete i padroni ideali per frequentare un qualsiasi corso dove si insegna al cane ogni principio di educazione cinofilia.
 
Qualora vi fosse invece sorto qualche dubbio su quali potrebbero essere le reali aspettative del cane che avete deciso di adottare, organizzatevi per partecipate ad uno dei miei prossimi corsi o stage di Cinofilia Naturale. 


 
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